Ogni essere vivente possiede una facoltà conoscitiva. L'uomo le attribuisce differenti funzioni, usando plurime modalità per attestarle nonché usufruirne. Il conoscere rintraccia il proprio autore nel soggetto che, attraverso l'unicità del suo essere spirituale, legge e interpreta la cromatica realtà della vita e del mondo. Identificandolo come un processo dinamico, il conoscere non può non essere “agito” da parte del singolo, pena il depauperamento del processo stesso e il suo svilimento a mera ricezione passiva. Ovvero, la conoscenza chiama il soggetto ad esserne attore: a prendere parte alla sua costruzione e a farsi coinvolgere attivamente nelle sue possibili, ulteriori elaborazioni. La conoscenza non si ferma all'apprendimento, non si sazia nel ricevere una informazione o una nozione, né si placa alla presenza di un sapere già acquisito. La conoscenza si ramifica fino a quando e fin dove l'uomo desidera. È l'uomo il soggetto della conoscenza; gli oggetti della medesima vengono da lui selezionati, prescelti, ma anche a lui imposti dalle istituzioni familiari e scolastiche o dalle istanze sociali e culturali del suo mondo vitale. Con questo, non si vuole affermare, idealisticamente, che il mondo è solamente prodotto dalla mente umana. Si desidera, invece, sottolineare come sia il soggetto a selezionare liberamente quanto il mondo gli offre, scegliendo di conseguirne o meno una conoscenza tale da formare il proprio essere. Per tracciare le origini della conoscenza si deve risalire alle origini dell’uomo. La Genesi si profila quale incontestabile testo di riferimento. I frutti dell’Albero della conoscenza rappresentano la differenza che gli uomini sperimentano tra Dio e loro stessi: scegliendo di nutrirsi di quei frutti, l’uomo comincia a soffrire, a causa della superbia mostrata nel voler conoscere quanto Dio gli aveva proibito; allo stesso tempo, l’uomo potrebbe raggiungere la felicità eterna, vincolandola però all’adozione della parola di Dio e rinunciando a conoscere. Quindi, la conoscenza comporta la scelta tra bene e male. Questa originale connotazione etica, tuttavia, sembra svanire nel corso del tempo. Differenti studi evidenziano il ruolo della natura biologica, che fornisce all’uomo la possibilità e la facoltà di acquisire il mondo dei significati della conoscenza. Ciononostante, uno spontaneo bisogno di conoscenza spinge gli uomini verso differenti processi gnoseologici che non si radicano solo nella natura organica, bensì nell’essere spirituale in formazione di ciascun uomo.

Alle origini della conoscenza

KAISER, ANNA
2005-01-01

Abstract

Ogni essere vivente possiede una facoltà conoscitiva. L'uomo le attribuisce differenti funzioni, usando plurime modalità per attestarle nonché usufruirne. Il conoscere rintraccia il proprio autore nel soggetto che, attraverso l'unicità del suo essere spirituale, legge e interpreta la cromatica realtà della vita e del mondo. Identificandolo come un processo dinamico, il conoscere non può non essere “agito” da parte del singolo, pena il depauperamento del processo stesso e il suo svilimento a mera ricezione passiva. Ovvero, la conoscenza chiama il soggetto ad esserne attore: a prendere parte alla sua costruzione e a farsi coinvolgere attivamente nelle sue possibili, ulteriori elaborazioni. La conoscenza non si ferma all'apprendimento, non si sazia nel ricevere una informazione o una nozione, né si placa alla presenza di un sapere già acquisito. La conoscenza si ramifica fino a quando e fin dove l'uomo desidera. È l'uomo il soggetto della conoscenza; gli oggetti della medesima vengono da lui selezionati, prescelti, ma anche a lui imposti dalle istituzioni familiari e scolastiche o dalle istanze sociali e culturali del suo mondo vitale. Con questo, non si vuole affermare, idealisticamente, che il mondo è solamente prodotto dalla mente umana. Si desidera, invece, sottolineare come sia il soggetto a selezionare liberamente quanto il mondo gli offre, scegliendo di conseguirne o meno una conoscenza tale da formare il proprio essere. Per tracciare le origini della conoscenza si deve risalire alle origini dell’uomo. La Genesi si profila quale incontestabile testo di riferimento. I frutti dell’Albero della conoscenza rappresentano la differenza che gli uomini sperimentano tra Dio e loro stessi: scegliendo di nutrirsi di quei frutti, l’uomo comincia a soffrire, a causa della superbia mostrata nel voler conoscere quanto Dio gli aveva proibito; allo stesso tempo, l’uomo potrebbe raggiungere la felicità eterna, vincolandola però all’adozione della parola di Dio e rinunciando a conoscere. Quindi, la conoscenza comporta la scelta tra bene e male. Questa originale connotazione etica, tuttavia, sembra svanire nel corso del tempo. Differenti studi evidenziano il ruolo della natura biologica, che fornisce all’uomo la possibilità e la facoltà di acquisire il mondo dei significati della conoscenza. Ciononostante, uno spontaneo bisogno di conoscenza spinge gli uomini verso differenti processi gnoseologici che non si radicano solo nella natura organica, bensì nell’essere spirituale in formazione di ciascun uomo.
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