Che evoluzione hanno avuto le relazioni tra pubblico e terzo settore nell’ultimo decennio? C’è stato un reale cambiamento? Dove bisogna agire per progettarlo? Quale prospettiva occorre assumere per distinguere forma e sostanza? Dalla risposta a questi interrogativi scaturisce una transizione tra due logiche opposte di costruzione delle politiche sociali: da un processo decisionale chiuso, interno agli enti pubblici (government) a una modalità di regolazione aperta alla società civile e alle organizzazioni del terzo settore, con le quali i Comuni intessono relazioni reticolari, inclusive, orientate alla partnership (governance). Parallelamente, però, si rilevano le ambiguità che caratterizzano questo cambiamento, non in grado di corrispondere alle esigenze di qualità e innovazione richieste dai nuovi bisogni e dallo scenario complessivo: le relazioni sono vischiose e la partecipazione del terzo settore è spesso solo retorica. La tesi che si argomenta nel libro, anche alla luce di un’analisi sul campo nel welfare locale genovese, è che una trasformazione nelle relazioni tra pubblico e terzo settore si sia effettivamente verificata nello scorso decennio, ma più sul piano delle prassi della cosiddetta “partecipazione” che non nelle logiche di fondo della regolazione. Da parte dei Comuni emerge ancora un orientamento al controllo del terzo settore, esercitato in forme diverse rispetto al passato, meno esplicite, talvolta celate dall’apparente democraticità dei processi partenariali, nei quali, però, la partecipazione del terzo settore, con alcune eccezio- ni, è spesso solo apparente. Un cambiamento nella sostanza delle relazioni, invece, si rileva guardando alla loro dinamica dalla fondazione del welfare locale negli anni settanta. Dalla governance al government, più che il contrario.

Logiche organizzative nel welfare locale. Governance, partecipazione, terzo settore

GASPARRE, ANGELO
2012-01-01

Abstract

Che evoluzione hanno avuto le relazioni tra pubblico e terzo settore nell’ultimo decennio? C’è stato un reale cambiamento? Dove bisogna agire per progettarlo? Quale prospettiva occorre assumere per distinguere forma e sostanza? Dalla risposta a questi interrogativi scaturisce una transizione tra due logiche opposte di costruzione delle politiche sociali: da un processo decisionale chiuso, interno agli enti pubblici (government) a una modalità di regolazione aperta alla società civile e alle organizzazioni del terzo settore, con le quali i Comuni intessono relazioni reticolari, inclusive, orientate alla partnership (governance). Parallelamente, però, si rilevano le ambiguità che caratterizzano questo cambiamento, non in grado di corrispondere alle esigenze di qualità e innovazione richieste dai nuovi bisogni e dallo scenario complessivo: le relazioni sono vischiose e la partecipazione del terzo settore è spesso solo retorica. La tesi che si argomenta nel libro, anche alla luce di un’analisi sul campo nel welfare locale genovese, è che una trasformazione nelle relazioni tra pubblico e terzo settore si sia effettivamente verificata nello scorso decennio, ma più sul piano delle prassi della cosiddetta “partecipazione” che non nelle logiche di fondo della regolazione. Da parte dei Comuni emerge ancora un orientamento al controllo del terzo settore, esercitato in forme diverse rispetto al passato, meno esplicite, talvolta celate dall’apparente democraticità dei processi partenariali, nei quali, però, la partecipazione del terzo settore, con alcune eccezio- ni, è spesso solo apparente. Un cambiamento nella sostanza delle relazioni, invece, si rileva guardando alla loro dinamica dalla fondazione del welfare locale negli anni settanta. Dalla governance al government, più che il contrario.
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