Edizione critica commentata dell’Arcadia in Brenta, raccolta di novelle della seconda metà del Seicento, scritta da un autorevole esponente della Repubblica di Venezia, Giovanni Sagredo (1617-1682). Per la sua straordinaria ambientazione in uno dei piú rinomati luoghi di villeggiatura e, soprattutto, per il ribaltamento di questa sua cornice nel contenuto narrativo, quest’opera si colloca nell’importante crisi della novellistica e della narrativa barocca, alle origini forse del nostro romanzo settecentesco e della commedia di costume. Nelle otto giornate che la lieta brigata di nobili veneziani trascorre tra le ville palladiane, i giardini, le peschiere, i luoghi ameni di quella dorata “Arcadia”, la narrazione è solo pretesto di conversazione per «sbandire la melanconia» con facezie, motti di spirito, proverbi, barzellette; mentre i «bischizzi», cioè i giochi di parole fatti in società, denunciano la crisi della parola barocca, ormai demistificata e ridotta a uso ludico-conversativo. L’Arcadia in Brenta – qui offerta nella sua redazione definitiva del 1674, «ampliata ed arichitta» – diventò ben presto un best seller della “letteratura d’intrattenimento” (e fu ristampato in oltre venticinque edizioni, spesso clandestine, fino ai primi dell’Ottocento), tanto che Goldoni ne fece il presupposto ideologico-letterario del grande tema della villeggiatura nel teatro moderno.

G. Sagredo, L'Arcadia in Brenta

MARINI, QUINTO
2004-01-01

Abstract

Edizione critica commentata dell’Arcadia in Brenta, raccolta di novelle della seconda metà del Seicento, scritta da un autorevole esponente della Repubblica di Venezia, Giovanni Sagredo (1617-1682). Per la sua straordinaria ambientazione in uno dei piú rinomati luoghi di villeggiatura e, soprattutto, per il ribaltamento di questa sua cornice nel contenuto narrativo, quest’opera si colloca nell’importante crisi della novellistica e della narrativa barocca, alle origini forse del nostro romanzo settecentesco e della commedia di costume. Nelle otto giornate che la lieta brigata di nobili veneziani trascorre tra le ville palladiane, i giardini, le peschiere, i luoghi ameni di quella dorata “Arcadia”, la narrazione è solo pretesto di conversazione per «sbandire la melanconia» con facezie, motti di spirito, proverbi, barzellette; mentre i «bischizzi», cioè i giochi di parole fatti in società, denunciano la crisi della parola barocca, ormai demistificata e ridotta a uso ludico-conversativo. L’Arcadia in Brenta – qui offerta nella sua redazione definitiva del 1674, «ampliata ed arichitta» – diventò ben presto un best seller della “letteratura d’intrattenimento” (e fu ristampato in oltre venticinque edizioni, spesso clandestine, fino ai primi dell’Ottocento), tanto che Goldoni ne fece il presupposto ideologico-letterario del grande tema della villeggiatura nel teatro moderno.
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