L’insorgere di una nuova complessità lavorativa rende attuale la metafora di Gondrano (il cavallo instancabile de “la Fattoria degli animali di G. Orwell), vera e propria “sindrome” che descrive lo sforzo del lavoratore contemporaneo impegnato nella gestione quotidiana e individuale di una crescente complessità sistemica. In questo modo anche l’iperattività o il perfezionismo divengono strategie possibili affiancandosi alle categorie del rischio e del disancoramento, laddove l’insicurezza lavorativa e lo stress lavorativo producono frammentazione e disagio, coinvolgendo sia il giovane precario, sia il manager incalzato dagli obiettivi di produzione o il professionista work addicted. Proprio in un’epoca in cui la tecnologia consentirebbe potenzialmente una sempre più ampia emancipazione dell’uomo dalla fatica, la dimensione del lavoro diviene oggi una delle preoccupazioni sociali più importanti nel vissuto delle persone. Tuttavia, proprio l’incertezza occupazionale che caratterizza il mercato del lavoro nella crisi del sistema economico liberista rafforza l’idea che il lavoro costituisca ancora una dimensione cardinale, allargandone gli universi simbolici e rafforzandone l’importanza nella determinazione delle identità nelle biografie individuali. Secondo questa chiave di lettura il volume realizza un percorso che affronta l’evoluzione storica del lavoro fino ai molteplici significati che assume nella postmodernità e, attraverso l’analisi di recenti indagini nazionali, esplora la relazione tra i vissuti dell’esperienza lavorativa e il posizionamento sociale dell’individuo, definendo le rappresentazioni occupazionali e professionali sulla base dei modelli di appartenenza significativa sotto il profilo dello status sociale.

La sindrome di Gondrano. Senso e significati del lavoro nella società postmoderna

POLI, STEFANO
2008-01-01

Abstract

L’insorgere di una nuova complessità lavorativa rende attuale la metafora di Gondrano (il cavallo instancabile de “la Fattoria degli animali di G. Orwell), vera e propria “sindrome” che descrive lo sforzo del lavoratore contemporaneo impegnato nella gestione quotidiana e individuale di una crescente complessità sistemica. In questo modo anche l’iperattività o il perfezionismo divengono strategie possibili affiancandosi alle categorie del rischio e del disancoramento, laddove l’insicurezza lavorativa e lo stress lavorativo producono frammentazione e disagio, coinvolgendo sia il giovane precario, sia il manager incalzato dagli obiettivi di produzione o il professionista work addicted. Proprio in un’epoca in cui la tecnologia consentirebbe potenzialmente una sempre più ampia emancipazione dell’uomo dalla fatica, la dimensione del lavoro diviene oggi una delle preoccupazioni sociali più importanti nel vissuto delle persone. Tuttavia, proprio l’incertezza occupazionale che caratterizza il mercato del lavoro nella crisi del sistema economico liberista rafforza l’idea che il lavoro costituisca ancora una dimensione cardinale, allargandone gli universi simbolici e rafforzandone l’importanza nella determinazione delle identità nelle biografie individuali. Secondo questa chiave di lettura il volume realizza un percorso che affronta l’evoluzione storica del lavoro fino ai molteplici significati che assume nella postmodernità e, attraverso l’analisi di recenti indagini nazionali, esplora la relazione tra i vissuti dell’esperienza lavorativa e il posizionamento sociale dell’individuo, definendo le rappresentazioni occupazionali e professionali sulla base dei modelli di appartenenza significativa sotto il profilo dello status sociale.
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