L’autore affronta il tema dell’identità del positivismo giuridico, distinguendo tra positivismo giuridico come atteggiamento degli operatori del diritto e positivismo giuridico come posizione teorica. Del primo offre una caratterizzazione attraverso le varie tesi che ad esso sono state ascritte nel XIX e nella prima metà del XX secolo, evidenziando la progressiva crisi di alcune di esse (statocentrismo, formalismo interpretativo, insularità del ragionamento giuridico) presso il ceto giuridico in età contemporanea, e sostenendo che la maggioranza degli operatori del diritto continui a professarsi positivista ma senza adeguatamente problematizzare il proprio atteggiamento. Successivamente l’autore presenta una argomentata difesa della teoria positivista, ed in particolare del positivismo metodologico: non tanto una difesa della sua tesi centrale (relativa alla possibilità di descrivere il diritto senza far ricorso a giudizi di valore morale) quanto di uno dei suoi corollari, ossia della tesi della non connessione necessaria tra diritto e morale. Quest’ultima tesi presenta due versioni: quella della non connessione giustificativa e quella della non connessione identificativa tra diritto e morale. L’autore le analizza entrambe e presenta degli argomenti in loro favore. Conclude infine affermando che l’adesione al positivismo metodologico non è incompatibile con il cognitivismo etico.
Uma defesa do positivismo metodológico
COMANDUCCI, PAOLO
2008-01-01
Abstract
L’autore affronta il tema dell’identità del positivismo giuridico, distinguendo tra positivismo giuridico come atteggiamento degli operatori del diritto e positivismo giuridico come posizione teorica. Del primo offre una caratterizzazione attraverso le varie tesi che ad esso sono state ascritte nel XIX e nella prima metà del XX secolo, evidenziando la progressiva crisi di alcune di esse (statocentrismo, formalismo interpretativo, insularità del ragionamento giuridico) presso il ceto giuridico in età contemporanea, e sostenendo che la maggioranza degli operatori del diritto continui a professarsi positivista ma senza adeguatamente problematizzare il proprio atteggiamento. Successivamente l’autore presenta una argomentata difesa della teoria positivista, ed in particolare del positivismo metodologico: non tanto una difesa della sua tesi centrale (relativa alla possibilità di descrivere il diritto senza far ricorso a giudizi di valore morale) quanto di uno dei suoi corollari, ossia della tesi della non connessione necessaria tra diritto e morale. Quest’ultima tesi presenta due versioni: quella della non connessione giustificativa e quella della non connessione identificativa tra diritto e morale. L’autore le analizza entrambe e presenta degli argomenti in loro favore. Conclude infine affermando che l’adesione al positivismo metodologico non è incompatibile con il cognitivismo etico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.