L’origine di tutte le immagini, che spesso sono strettamente legate alla rappresentazione della forma umana, è estremamente antica, anzi, nella maggior parte dei casi addirittura preistorica. Essa appartiene dunque non solo ad un periodo in cui le diverse culture, in particolare dell’Eurasia, non si erano nettamente differenziate, ma, soprattutto, a quella fase antropologica in cui l’identità fra “atto artistico” ed “atto magico”, inteso nel senso più ampio, era considerato assolutamente consustanziale: si trattasse di dipingere o mascherare il proprio volto ed il corpo, o di agire efficacemente (magicamente) con ogni sorta d’immagine sulle pareti della roccia. E’ ormai del tutto superata la convinzione che le antiche culture siano sorte autonomamente e siano rimaste perlopiù prive di contatti nel corso del loro successivo sviluppo. La scuola morfologica tedesca di fine Ottocento aveva felicemente intuito che il mondo antico era sostanzialmente unitario; persino i grandi continenti furono collegati da quei veloci “nastri trasportatori” che sono le correnti, o, in determinate epoche di glaciazione, il ritiro delle acque ha consentito la migrazione verso terre che, poi, sono risultate isolate dal resto dei continenti. La fioritura di ogni singola grande civiltà, dunque, è stata possibile solo grazie ad un costante scambio culturale. Esplorare il mondo delle idee e documentare come queste, attraverso le immagini, abbiano percorso lo spazio ed il tempo durante i primi millenni della storia dell’uomo è l’obiettivo di questa breve indagine, in cui si evidenzia, tra l’altro, il primato della comunicazione delle idee attraverso il disegno e solo successivamente mediante la scrittura. Nelle culture preclassiche, la magia e la religione sembrano essere i temi prioritari nella veicolazione delle immagini, seguite, solo in un secondo tempo, dall’autocelebrazione del sovrano e quindi dello stato. Nuovi miti ed una diversa concezione che l’uomo ha di sé sono alla base della figurazione classica. Mentre nei momenti storici (o presso alcune culture), in cui saper leggere e scrivere è prerogativa di una ristretta élite, la rappresentazione, con funzione didattica e didascalica, torna ad essere l’unico mezzo di comunicazione. Gli ultimi due esempi, poi, i “disegni su sabbia” di Navajo e del Tibet; stanno a sottolineare come, per quanto possa essere lontano il tempo della migrazione dall’Asia all’America, già all’epoca dell’ultima glaciazione l’uomo aveva dentro di sé il seme di una concezione religiosa universale.

Rappresentare per comunicare il trascendente - Representation for the communication of the trascendent

BOFFITO, MAURA
2007-01-01

Abstract

L’origine di tutte le immagini, che spesso sono strettamente legate alla rappresentazione della forma umana, è estremamente antica, anzi, nella maggior parte dei casi addirittura preistorica. Essa appartiene dunque non solo ad un periodo in cui le diverse culture, in particolare dell’Eurasia, non si erano nettamente differenziate, ma, soprattutto, a quella fase antropologica in cui l’identità fra “atto artistico” ed “atto magico”, inteso nel senso più ampio, era considerato assolutamente consustanziale: si trattasse di dipingere o mascherare il proprio volto ed il corpo, o di agire efficacemente (magicamente) con ogni sorta d’immagine sulle pareti della roccia. E’ ormai del tutto superata la convinzione che le antiche culture siano sorte autonomamente e siano rimaste perlopiù prive di contatti nel corso del loro successivo sviluppo. La scuola morfologica tedesca di fine Ottocento aveva felicemente intuito che il mondo antico era sostanzialmente unitario; persino i grandi continenti furono collegati da quei veloci “nastri trasportatori” che sono le correnti, o, in determinate epoche di glaciazione, il ritiro delle acque ha consentito la migrazione verso terre che, poi, sono risultate isolate dal resto dei continenti. La fioritura di ogni singola grande civiltà, dunque, è stata possibile solo grazie ad un costante scambio culturale. Esplorare il mondo delle idee e documentare come queste, attraverso le immagini, abbiano percorso lo spazio ed il tempo durante i primi millenni della storia dell’uomo è l’obiettivo di questa breve indagine, in cui si evidenzia, tra l’altro, il primato della comunicazione delle idee attraverso il disegno e solo successivamente mediante la scrittura. Nelle culture preclassiche, la magia e la religione sembrano essere i temi prioritari nella veicolazione delle immagini, seguite, solo in un secondo tempo, dall’autocelebrazione del sovrano e quindi dello stato. Nuovi miti ed una diversa concezione che l’uomo ha di sé sono alla base della figurazione classica. Mentre nei momenti storici (o presso alcune culture), in cui saper leggere e scrivere è prerogativa di una ristretta élite, la rappresentazione, con funzione didattica e didascalica, torna ad essere l’unico mezzo di comunicazione. Gli ultimi due esempi, poi, i “disegni su sabbia” di Navajo e del Tibet; stanno a sottolineare come, per quanto possa essere lontano il tempo della migrazione dall’Asia all’America, già all’epoca dell’ultima glaciazione l’uomo aveva dentro di sé il seme di una concezione religiosa universale.
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