Materia plasmabile e duttile, lo stucco sembra essere stato utilizzato, nei secoli, per creare architetture pur sempre ”durevoli”. Si è fatto ricorso alle sue innumerevoli varianti tecnologiche agendo, sovente, sul difficile confine tra essere e apparire, tra struttura e pelle, tra sostanza e decorazione. ”Simulare” e insieme ”nascondere” appaiono spesso come, intenti, nascosti o palesi, voluti o subiti, di ogni impresa in cui lo stucco o gli stucchi hanno assunto un ruolo.non secondario. Lo stucco può "simulare” (ovvero ingannevolmente imitare) qualche cosa che non c’è: una pietra, un marmo finanche l’oro zecchino, una forma o uno spazio che non esistono). Lo stucco può anche “nascondere dissimulare” (ossia sovrapporsi semplicemente per rivestire o ingannevolmente celare) ciò che c’è: la struttura, ordinata e organicamente pensata, rovinata o casuale che sia, il sostegno, 1’armatura, ma anche un materiale pi6 povero inadatto. In questi modi, l’arte dello stucco può avere segnato la ricerca di un ”nuovo” assolutamente inedito, ma anche innumerevoli tentativi di creare il ”nuovo” sulle spoglie dell'”antico” o del ”vecchio”, come testimoniano 1e storie delle nostre città e d’innumerevoli monumenti. Spesso, poi, queste diverse possibilità coesistono, perseguite in modi consapevoli e con esiti più o meno convincenti ma, altre volte, esse appaiono piuttosto l’esito di più casuali insiemi eventi che è difficile ricostruire e comprendere. Innumerevoli possono essere state, nel corso della storia, le ragioni simili impieghi dello stucco. Innumerevoli sono anche le occasioni in cui, con i nostri interventi di ”restauro”, rischiamo di non capire tali motivazioni e di tradire, con le azioni tecniche, la ragion d’essere e la possibilità di sussistere di molte testimonianze di un’arte antica e niente affatto minore. La comunicazione propone dunque alcuni spunti di riflessione questi temi, nella convinzione che non si tratti di mere curiosità teoriche, ma di un contributo alla ricerca di modi intervento che non si traducano in semplici ”meraviglie” tecniche o in rischiose ”manipolazioni ” di ciò che è stato, non è più, né può illusoriamente tornare ad essere come fu.

Lo stucco in architettura. Tra "simulazione" e "nascondimento"

MUSSO, STEFANO FRANCESCO
2001-01-01

Abstract

Materia plasmabile e duttile, lo stucco sembra essere stato utilizzato, nei secoli, per creare architetture pur sempre ”durevoli”. Si è fatto ricorso alle sue innumerevoli varianti tecnologiche agendo, sovente, sul difficile confine tra essere e apparire, tra struttura e pelle, tra sostanza e decorazione. ”Simulare” e insieme ”nascondere” appaiono spesso come, intenti, nascosti o palesi, voluti o subiti, di ogni impresa in cui lo stucco o gli stucchi hanno assunto un ruolo.non secondario. Lo stucco può "simulare” (ovvero ingannevolmente imitare) qualche cosa che non c’è: una pietra, un marmo finanche l’oro zecchino, una forma o uno spazio che non esistono). Lo stucco può anche “nascondere dissimulare” (ossia sovrapporsi semplicemente per rivestire o ingannevolmente celare) ciò che c’è: la struttura, ordinata e organicamente pensata, rovinata o casuale che sia, il sostegno, 1’armatura, ma anche un materiale pi6 povero inadatto. In questi modi, l’arte dello stucco può avere segnato la ricerca di un ”nuovo” assolutamente inedito, ma anche innumerevoli tentativi di creare il ”nuovo” sulle spoglie dell'”antico” o del ”vecchio”, come testimoniano 1e storie delle nostre città e d’innumerevoli monumenti. Spesso, poi, queste diverse possibilità coesistono, perseguite in modi consapevoli e con esiti più o meno convincenti ma, altre volte, esse appaiono piuttosto l’esito di più casuali insiemi eventi che è difficile ricostruire e comprendere. Innumerevoli possono essere state, nel corso della storia, le ragioni simili impieghi dello stucco. Innumerevoli sono anche le occasioni in cui, con i nostri interventi di ”restauro”, rischiamo di non capire tali motivazioni e di tradire, con le azioni tecniche, la ragion d’essere e la possibilità di sussistere di molte testimonianze di un’arte antica e niente affatto minore. La comunicazione propone dunque alcuni spunti di riflessione questi temi, nella convinzione che non si tratti di mere curiosità teoriche, ma di un contributo alla ricerca di modi intervento che non si traducano in semplici ”meraviglie” tecniche o in rischiose ”manipolazioni ” di ciò che è stato, non è più, né può illusoriamente tornare ad essere come fu.
2001
9788895409054
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/230484
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