I fenomeni di dis-integrazione verticale che investono in misura crescente le imprese di produzione - sia in termini di frequenza delle esperienze realizzate sia con riferimento alle funzioni aziendali coinvolte - rappresentano lo spunto iniziale del presente lavoro. In termini generali, l'aumento della complessità, determinato dalla crescita spaziale dell’ambito di riferimento, dalla turbolenza ambientale e dalla moltiplicazione dei rapporti, costringe le imprese a concentrare le risorse sulle attività core e a cercare sul mercato le capacità di cui non dispongono o sulle quali non ritengono di impegnarsi direttamente. In questa nuova ottica, l'outsourcing affianca alle tradizionali motivazioni di ordine economico-finanziario una nuova dimensione strategica, laddove si riconosca che il contributo del fornitore terzo non si risolve nel capitale investito o nelle capacità tecnico-operative, ma si allarga alla predisposizione di risorse internamente non producibili e tuttavia cruciali in termini di apporto alla competitività aziendale. A partire da quest'ultima considerazione, emerge evidente quale sia il mutamento genetico dell'outsourcing logistico: l'ammissione del ruolo strategico della funzione logistica, nell'ottica descritta, non preclude il ricorso a fornitori specializzati, visto anzi come strumento per una gestione più efficace di flussi fisici e informativi più complessi e per il raggiungimento di standard qualitativi eccellenti. La logistica, nonostante le connotazioni di crescente strategicità che le vengono ormai universalmente riconosciute, rappresenta per molte imprese un'attività "scomoda", per la quale il ricorso all'outsourcing diventa pratica sempre più diffusa, un vero e proprio “megatrend” . Parallelamente, lo sviluppo di un mercato dell’offerta sempre più ampio e fornito induce le imprese a superare la semplice esternalizzazione di servizi di base e a ricorrere ad operatori terzi per la gestione dell'intero processo logistico, mediante l'acquisto di soluzioni complesse e personalizzate. Si innesca dunque un processo circolare dove le imprese, spinte dalle trasformazioni dell'ambiente esterno e degli schemi della competizione, riconsiderano i processi logistici e, grazie all'evoluzione dell'offerta, rivedono i loro modelli organizzativi e le combinazioni interno/ esterno e dove, d'altro canto, gli operatori della logistica, di fronte alle opportunità crescenti, evolvono e maturano per trasformarsi da fornitori di servizi a partner delle imprese all'interno delle supply chain. L'analisi dell’outsourcing logistico è strumentale ad uno studio del mercato della fornitura dei servizi logistici, ad un tentativo di definizione del profilo comune dell'operatore logistico e ad un'identificazione, all'interno di una categoria tanto eterogenea, di criteri che possano aiutare a comprendere le possibilità di sviluppo delle diverse figure in relazione all’evoluzione del contesto ambientale e della domanda.

Gli operatori logistici: caratteri strutturali e mercato

SCARSI, ROBERTA
2004-01-01

Abstract

I fenomeni di dis-integrazione verticale che investono in misura crescente le imprese di produzione - sia in termini di frequenza delle esperienze realizzate sia con riferimento alle funzioni aziendali coinvolte - rappresentano lo spunto iniziale del presente lavoro. In termini generali, l'aumento della complessità, determinato dalla crescita spaziale dell’ambito di riferimento, dalla turbolenza ambientale e dalla moltiplicazione dei rapporti, costringe le imprese a concentrare le risorse sulle attività core e a cercare sul mercato le capacità di cui non dispongono o sulle quali non ritengono di impegnarsi direttamente. In questa nuova ottica, l'outsourcing affianca alle tradizionali motivazioni di ordine economico-finanziario una nuova dimensione strategica, laddove si riconosca che il contributo del fornitore terzo non si risolve nel capitale investito o nelle capacità tecnico-operative, ma si allarga alla predisposizione di risorse internamente non producibili e tuttavia cruciali in termini di apporto alla competitività aziendale. A partire da quest'ultima considerazione, emerge evidente quale sia il mutamento genetico dell'outsourcing logistico: l'ammissione del ruolo strategico della funzione logistica, nell'ottica descritta, non preclude il ricorso a fornitori specializzati, visto anzi come strumento per una gestione più efficace di flussi fisici e informativi più complessi e per il raggiungimento di standard qualitativi eccellenti. La logistica, nonostante le connotazioni di crescente strategicità che le vengono ormai universalmente riconosciute, rappresenta per molte imprese un'attività "scomoda", per la quale il ricorso all'outsourcing diventa pratica sempre più diffusa, un vero e proprio “megatrend” . Parallelamente, lo sviluppo di un mercato dell’offerta sempre più ampio e fornito induce le imprese a superare la semplice esternalizzazione di servizi di base e a ricorrere ad operatori terzi per la gestione dell'intero processo logistico, mediante l'acquisto di soluzioni complesse e personalizzate. Si innesca dunque un processo circolare dove le imprese, spinte dalle trasformazioni dell'ambiente esterno e degli schemi della competizione, riconsiderano i processi logistici e, grazie all'evoluzione dell'offerta, rivedono i loro modelli organizzativi e le combinazioni interno/ esterno e dove, d'altro canto, gli operatori della logistica, di fronte alle opportunità crescenti, evolvono e maturano per trasformarsi da fornitori di servizi a partner delle imprese all'interno delle supply chain. L'analisi dell’outsourcing logistico è strumentale ad uno studio del mercato della fornitura dei servizi logistici, ad un tentativo di definizione del profilo comune dell'operatore logistico e ad un'identificazione, all'interno di una categoria tanto eterogenea, di criteri che possano aiutare a comprendere le possibilità di sviluppo delle diverse figure in relazione all’evoluzione del contesto ambientale e della domanda.
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