Sulla committenza di Eugenio di Savoia. Artisti genovesi nelle collezioni del principe: il ruolo di Domenico Parodi.

This doctoral dissertation centers on the imperative to expand upon the existing discourse explored in my previous postgraduate thesis titled "Portrait of a Collector: Prince Eugene of Savoy. Nuovi documenti dall'Osterreichisches Staatsarchiv di Vienna" (School of Specialisation in Art History, University of Genoa, under the supervision of Prof. Marzia Ratti). Notably, the most captivating unpublished aspect of this research pertains to the archival investigations conducted in Vienna. Consequently, the research commences with an analysis of the cultural milieu in Vienna during the early 18th century, which served as a melting pot for encounters between Italy, France, England, Holland, and Spain. The objective was to contextualize the figure of Eugene of Savoy within a broader perspective. This endeavor was complemented by a comprehensive inquiry into the works commissioned from Domenico Parodi, particularly his contributions to the Belvedere, including sculptures such as Satyr, Apollo, Bacchus, Diana, Ariadne, Venus, and Adonis in the marble gallery, as well as St. Peter and St. John the Evangelist in the chapel. Many aspects of Parodi's oeuvre for the Belvedere remain in need of clarification. Ultimately, the investigation endeavors to elucidate the reasons behind Parodi's presence in Vienna and the reasons why the prince bestowed his trust upon him. The methodological approach employed in this thesis is founded upon Baxandall's well-known definition of the "eye of time," which is essential for comprehending how images produced and collected during a specific period are perceived through the perspectives of contemporary artists, intellectuals, collectors, and dealers. In addition to the aforementioned research and published literature, a pivotal component of this study entailed extensive examination of the Große Korrespondenz collection housed in the Haus- Hof- und Staatsarchiv in Vienna. This exploration facilitated a more precise delineation of the interrelationships among prominent personalities, patrons, and artists, as well as the connections between the collections of paintings and engravings. Another partially explored facet within the same archives concerns the documentation preserved in the Belgien-Niederländisches Departement, specifically the Belgien bundles DD - A (1715 - 1795), DD - B (1480 - 1797), and DD - C (various manuscripts from the 15th to 18th century). These investigations resulted in the discovery of several documents that shed light on the prince's acquisitions in Italy, encompassing not only works by Old Masters or contemporary painters as proposed by Pietro Pittoni, but also collections of Flemish and Dutch works, as evidenced by the list accompanying the correspondence with Salvatore Maria Rangoni. Furthermore, archival research extended to Lambach, focusing on the monastery archives housing papers related to Domenico Parodi's commissions for five statuettes, namely the Theological Virtues and two angels, intended for adorning the tabernacle of the main altar in the abbey church. These commissions were carried out by Marco Antonio Spazio, commencing from at least 1719, followed by the request for an altarpiece depicting The Adoration of the Shepherds in the Holy Trinity Chapel in Stadl-Paura. This timeframe marks a significant period during which the artistic activity of the Genoese artist extended beyond the Alpine region. The mention of the Belvedere sculptures intended for Prince Eugene in a letter addressed to Aloys Thomas Harrach on September 20, 1726, delineates the chronological boundaries within which Domenico Parodi's known production in Austria can be circumscribed. Additionally, this study unveils two marble reliefs portraying Diana and Apollo, currently housed in the Staatliche Kunstsammlung in Dresden (inventory numbers H4 4/23 and H4 4/26), which had only been published on the occasion of the exhibition "Prinz Eugen: Feldherr Philosoph und Kunstfreund" (Belvedere in Vienna, February 11 - June 6, 2010), curated by Agnès Husslein-Arco and Marie-Louise von Plessen. The archival research was further expanded to include the fonds at the Allgemeines Verwaltungsarchiv, with particular emphasis on the Harrach family, esteemed patrons of the arts. These records proved to be exceptionally rich in supplementary information compared to the primary research, offering valuable insights into the cultural and artistic milieu of Vienna during the first half of the 18th century. Of particular significance were the correspondences exchanged between members of the capital's aristocracy and the foremost artists of the era, most notably Johann Lucas von Hildebrandt. This body of research is supplemented by extensive recent bibliographical investigations published in German, which delve into the definition of the Baroque and Rococo art spheres in Vienna and Austria, as well as the exchanges between Italian and Austrian artists, with a focus on key figures such as Lorenzo Mattielli and Georg Raphael Donner.

La presente tesi di dottorato è incentrata sulla necessità di approfondire quanto già affrontato nella mia tesi di specializzazione Ritratto di un collezionista: il principe Eugenio di Savoia. Nuovi documenti dall’Osterreichisches Staatsarchiv di Vienna (Scuola di specializzazione di Storia dell'Arte, Università di Genova, relatrice prof.ssa Marzia Ratti), il cui aspetto inedito maggiormente interessante era stato il lavoro negli archivi a Vienna. Il punto di partenza, dunque, è l'analisi dell'ambiente culturale viennese di primo Settecento, crogiolo di incontri tra Italia, Francia, Inghilterra, Olanda e Spagna, per contestualizzare la figura di Eugenio di Savoia in una prospettiva più ampia. A questo si è aggiunta la ricerca sulla committenza a Domenico Parodi, la cui produzione per il Belvedere con le sculture di Satiro, Apollo, Bacco, Diana, Arianna, Venere e Adone nella galleria dei marmi e il San Pietro e il San Giovanni evangelista nella cappella, presentava ancora molti aspetti da chiarire. A conclusione, l’indagine si è ampliata su come il nome di Parodi fosse giunto a Vienna e perché il principe si fosse affidato proprio a lui. L'approccio metodologico che sta alla base della presente tesi si rifà alla nota definizione dell'”occhio del tempo” di Baxandall, necessaria per capire come sono considerate le immagini prodotte e raccolte in un determinato periodo attraverso le parole degli artisti, intellettuali, collezionisti e mercanti contemporanei. Oltre a quanto già citato e alla bibliografia pubblicata, una parte fondamentale della ricerca è stata, dunque, condotta presso Haus- Hof- und Staatsarchiv di Vienna con l’analisi del fondo Große Korrespondenz, la cui esplorazione ha permesso di definire ancora meglio le relazioni tra i personaggi, la committenza e al rapporto con gli artisti e le relazioni intercorse tra la raccolta di dipinti e quella di incisioni. Un altro nucleo solo parzialmente studiato presso i medesimi archivi riguarda la documentazione conservata nel Belgien-Niederländisches Departement e in particolare i mazzi Belgien DD – A (1715 – 1795), DD – B (1480 – 1797) e DD – C (manoscritti vari XV – XVIII secolo). Queste ricerche hanno permesso di ritrovare alcuni documenti utili a chiarire gli acquisti del principe in Italia non solo degli antichi maestri o di pittori coevi come quelli proposti da Pietro Pittoni, ma anche di collezioni di opere fiamminghe e olandesi, come dimostrato dall’elenco allegato alla corrispondenza con Salvatore Maria Rangoni. La ricerca archivistica si è spostata anche a Lambach, nell’archivio del convento in cui sono conservate le carte relative alle commissioni a Domenico Parodi di cinque statuette, le Virtù teologali e due angeli, a decorazione del tabernacolo dell’altar maggiore della chiesa abbaziale realizzato da Marco Antonio Spazio a partire almeno dal 1719 a cui segue la richiesta per la pala con L'adorazione dei pastori della cappella della Santissima Trinità di Stadl-Paura. E questa data mette un punto fermo e significativo all’attività del genovese oltralpe. La citazione delle sculture del Belvedere per il principe Eugenio in una lettera indirizzata ad Aloys Thomas Harrach il 20 settembre 1726 chiude un arco temporale entro cui circoscrivere la produzione conosciuta di Domenico Parodi in Austria. Sono qui inoltre presentati per la prima volta in Italia due rilievi in marmo con la rappresentazione di Diana e Apollo, conservati oggi nella Staatliche Kunstsammlung di Dresda (inv. H4 4/23, inv. H4 4/26), pubblicati solo in occasione della mostra Prinz Eugen: Feldherr Philosoph und Kunstfreund (Belvedere di Vienna, 11 febbraio- 6 giugno 2010) a cura di Agnès Husslein-Arco e Marie-Louise von Plessen. La ricerca archivistica si è ampliata anche ai fondi presso l’Allgemeines Verwaltungsarchiv, in particolare della famiglia Harrach, importanti committenti di opere d’arte, che si sono rivelati particolarmente ricchi di informazioni laterali rispetto alle ricerche principali, utilissimi per delineare meglio il milieu culturale e artistico della Vienna della prima metà del Settecento, attraverso la corrispondenza tra i membri dell’aristocrazia della capitale e i maggiori artisti dell’epoca, su tutti Johann Lucas von Hildebrandt. A questo si è aggiunta una capillare ricerca bibliografica più recente pubblicata in lingua tedesca, con attenzione particolare alla definizione degli ambiti dell’arte barocca e rococò a Vienna e in Austria e gli scambi tra artisti italiani e austriaci tramite alcuni protagonisti, come Lorenzo Mattielli e Georg Raphael Donner.