Il Laboratorio di Progettazione Architettonica II sceglie di essere sperimentale ancora prima di assumere l’innovazione didattica come criterio operativo. La sperimentazione come fondamento per la didattica laboratoriale permea la struttura del laboratorio, caratterizzando il tema generale, le modalità di svolgimento degli esercizi, le forme di rappresentazione dei progetti. Non siamo certi, ancora adesso, una volta terminata l’esperienza, se sperimentazione e innovazione possano essere considerati concetti analoghi o consequenziali; sicuramente la carica sperimentale dell’attività svolta nei due semestri dell’anno accademico 2019-2020 ha influenzato le modalità di erogazione della didattica e di organizzazione e gestione delle esercitazioni; a prescindere dai risultati ottenuti dagli studenti e dalle rispettive valutazioni complessive. Affrontare la stesura di una relazione finale sull’attività svolta ci porta necessariamente ad interrogarci su alcuni aspetti cruciali del nostro lavoro didattico: quali erano i risultati attesi? In che modo sono stati perseguiti? Come le forme di rappresentazione applicate alle diverse esercitazioni rafforzano ovvero trasfigurano il significato delle esercitazioni stesse? Sgomberiamo il campo da subito: la portata didattica di questo laboratorio sperimentale, non può essere valutata attraverso i risultati formali delle esercitazioni prodotte dagli studenti. Questa forma di autoaffermazione, fin dall’inizio, non ci è interessata. Quello che diventa determinante per noi è il processo; proprio come amava ricordare Le Corbusier, parlando dell’opera di Picasso : un artista che non rappresenta la forma compiuta ma piuttosto un processo creativo di per sé. Per questo il Laboratorio di Progettazione Architettonica II si può definire sperimentale, perché nel perseguire un processo non può prevedere le forme conclusive e, di conseguenza, difficilmente può verificare quantitativamente il raggiungimento di risultati attesi. Una delle idee iniziali che hanno guidato la costruzione dell’attività didattica era legata alla volontà di immaginare lo spazio architettonico senza utilizzare gli strumenti classici della disciplina, come ad esempio il disegno o la modellazione fisica degli oggetti: in altre parole cercavamo di immaginare un’architettura fatta di soli corpi in movimento nello spazio. Abbiamo quindi cercato di costruire una serie di esercitazioni, strutturate nei due semestri in modo progressivo, che riducessero al minimo l’utilizzo di “strumenti architettonici” per produrre architettura. La loro conclusione, in forma compiuta, avrebbe quindi dovuto rappresentare una sorta di registrazione in tempo reale del processo appena terminato, o maglio, ancora in corso. Corpi nello spazio le cui attività vengono registrate e messe a sistema attraverso forme di rappresentazione non convenzionali. Questa potrebbe essere dunque la traccia dalla quale siamo partiti, insieme a Chiara Centanaro e Davide Ventura per costruire la didattica di questo Laboratorio. Con questo insegnamento intendiamo quindi esplorare le relazioni che si instaurano tra spazio architettonico, oggetti alla scala del design e corpo umano, attraverso un duplice punto di osservazione simultaneo: quello del progettista e quello del fruitore. Una delle tesi alla base di questo laboratorio è che sia possibile parlare di Architettura e di tecniche di composizione architettonica, senza necessariamente utilizzare come chiavi di lettura argomenti quali lo stile, il linguaggio e la forma. Gli strumenti di indagine utilizzati sono legati allo studio delle capacità espressive e relazionali del corpo umano e delle modalità d’uso dello spazio architettonico che, nello scorrere del tempo, l’uomo ha attivato o disattivato a seconda di esigenze specifiche e di forme sociali più o meno radicalizzate. I concetti intorno ai quali verte la ricerca sono caratteristiche qualitative dello spazio: apertura, chiusura, inclusività, esclusività, dinamismo, staticità, dilatazione, compressione, ecc…applicati alla teoria del corpo umano e parallelamente a quella della composizione architettonica. Se l’oggetto del Laboratorio è legato alle relazioni che si instaurano tra corpi e spazi, filtrate attraverso la chiave del progetto architettonico, gli obiettivi didattici a breve termine sono riassumibili in una serie di punti specifici: - definire il panorama contemporaneo all’interno del quale si colloca la disciplina della Progettazione Architettonica in relazione alla disciplina dell'Interior design e dell’Urban design. - definire i principali parametri disciplinari: Corpo Umano, Spazio, Composizione, Dimensione, Uso - stabilire una relazione chiara tra modelli culturali, forme di interpretazione e lettura del corpo umano con l’evoluzione della disciplina del progetto - fornire gli strumenti operativi primari finalizzati a compiere manipolazioni sulla materia degli oggetti architettonici. Questi strumenti sono assimilabili ad azioni primarie derivate dal mondo delle discipline artistiche e, nello specifico, delle arti plastiche: aggiungere, sottrarre, inserire, connettere, piegare, fendere, ecc... - arrivare al controllo di tecniche compositive e di rappresentazione che consentano di dare compiutezza ad esercizi progettuali via via più complessi, fino alla esecuzione in scale adeguate di alcune parti di essi. Il tema del Laboratorio è legato all’indagine dello spazio per le arti performative alla scala dell’architettura e a quella dello spazio urbano, attraverso la descrizione di casi studio che attraversano un arco temporale ampio, capaci di intrecciare gli ambiti del design, dell’allestimento di spazi urbani e dell’architettura. Il corso, ad una serie di lezioni che hanno come obiettivo la trasmissione degli strumenti per la progettazione di spazi per l’espressione artistica, dal teatro alla danza alla musica ecc…, ha associato tre esercitazioni progettuali, riguardanti la definizione di spazi performativi che rispondessero da un lato ad esigenze specifiche della messa in scena e dall’altro esprimessero la risoluzione di temi compositivi legati a concetti spaziali, come compressione, dilatazione, staticità, dinamicità, ecc... Per costruire queste prime esercitazioni, organizzate nel periodo Settembre-Dicembre, ci siamo avvalsi di diverse collaborazioni con realtà esterne al nostro Dipartimento, come Il Teatro della Tosse, la compagnia teatrale Balletto Civile guidata dalla coreografa Michela Lucenti, il Festival di musica elettronica Electropark e Info Mus Lab-Casa Paganini, che, sotto il coordinamento del Prof. Antonio Camurri, si colloca all’intersezione tra la ricerca scientifica sulle future tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e la ricerca artistica e umanistica sui nuovi media. Per ogni esercitazione è stato realizzato un kit minimo di informazioni e strumenti utilizzabili dagli studenti, sulla base dei quali si è sviluppato il lavoro di ognuno. Nello specifico gli esercizi proponevano i seguenti argomenti. Esercizio 00: Electropark. Location: Magazzini del Cotone, Porto Antico. Kit: n° 10 colonne bianche h. 500 cm. diametro 50 cm. n° 1 schermo bianco h.200 cm. lunghezza 20 m. n° 1 proiettore laser. A partire da questi materiali costruire uno spazio performativo che ospiti l’evento Electro Park Dj set e videoproiezioni degli artisti Evelina Domnitch e DmitryGelfand, che creano ambienti sensoriali immersivi mescolando fisica, chimica e computer science con pratiche filosofiche inusuali. Esercizio 01: Postacrd from Hollywood. Kit: n° 4 fotogrammi da un film. n° 4 immagini di un’architettura contemporanea. Forbici, colla. L’esercizio consiste nel produrre quattro cartoline (formato A5) che siano un fotomontaggio, collage, vista prospettica o assonometrica all’interno di un’architettura nota, combinata con una scena di un film. Le quattro cartoline devono essere associate alle seguenti emozioni: AMORE TENSIONE VIOLENZA AZIONE. Esercizio 02: Body performance variations. Location: Auditorium Casa Paganini. Kit: Bruce Nauman :Walk with Contrapposto, Bruce Nauman : Corridor Installation, Marina Abramovich: The Artist is Present. A partire da queste tre performance che esplorano le relazioni tra corpo umano, oggetti, confini e spazio, rielaborare gli elementi che definiscono tale reciprocità, variando forme, dimensioni, altezze, modalità di esplorazione e di relazione.

Corpo e spazio

MASSIMILIANO giberti
2021-01-01

Abstract

Il Laboratorio di Progettazione Architettonica II sceglie di essere sperimentale ancora prima di assumere l’innovazione didattica come criterio operativo. La sperimentazione come fondamento per la didattica laboratoriale permea la struttura del laboratorio, caratterizzando il tema generale, le modalità di svolgimento degli esercizi, le forme di rappresentazione dei progetti. Non siamo certi, ancora adesso, una volta terminata l’esperienza, se sperimentazione e innovazione possano essere considerati concetti analoghi o consequenziali; sicuramente la carica sperimentale dell’attività svolta nei due semestri dell’anno accademico 2019-2020 ha influenzato le modalità di erogazione della didattica e di organizzazione e gestione delle esercitazioni; a prescindere dai risultati ottenuti dagli studenti e dalle rispettive valutazioni complessive. Affrontare la stesura di una relazione finale sull’attività svolta ci porta necessariamente ad interrogarci su alcuni aspetti cruciali del nostro lavoro didattico: quali erano i risultati attesi? In che modo sono stati perseguiti? Come le forme di rappresentazione applicate alle diverse esercitazioni rafforzano ovvero trasfigurano il significato delle esercitazioni stesse? Sgomberiamo il campo da subito: la portata didattica di questo laboratorio sperimentale, non può essere valutata attraverso i risultati formali delle esercitazioni prodotte dagli studenti. Questa forma di autoaffermazione, fin dall’inizio, non ci è interessata. Quello che diventa determinante per noi è il processo; proprio come amava ricordare Le Corbusier, parlando dell’opera di Picasso : un artista che non rappresenta la forma compiuta ma piuttosto un processo creativo di per sé. Per questo il Laboratorio di Progettazione Architettonica II si può definire sperimentale, perché nel perseguire un processo non può prevedere le forme conclusive e, di conseguenza, difficilmente può verificare quantitativamente il raggiungimento di risultati attesi. Una delle idee iniziali che hanno guidato la costruzione dell’attività didattica era legata alla volontà di immaginare lo spazio architettonico senza utilizzare gli strumenti classici della disciplina, come ad esempio il disegno o la modellazione fisica degli oggetti: in altre parole cercavamo di immaginare un’architettura fatta di soli corpi in movimento nello spazio. Abbiamo quindi cercato di costruire una serie di esercitazioni, strutturate nei due semestri in modo progressivo, che riducessero al minimo l’utilizzo di “strumenti architettonici” per produrre architettura. La loro conclusione, in forma compiuta, avrebbe quindi dovuto rappresentare una sorta di registrazione in tempo reale del processo appena terminato, o maglio, ancora in corso. Corpi nello spazio le cui attività vengono registrate e messe a sistema attraverso forme di rappresentazione non convenzionali. Questa potrebbe essere dunque la traccia dalla quale siamo partiti, insieme a Chiara Centanaro e Davide Ventura per costruire la didattica di questo Laboratorio. Con questo insegnamento intendiamo quindi esplorare le relazioni che si instaurano tra spazio architettonico, oggetti alla scala del design e corpo umano, attraverso un duplice punto di osservazione simultaneo: quello del progettista e quello del fruitore. Una delle tesi alla base di questo laboratorio è che sia possibile parlare di Architettura e di tecniche di composizione architettonica, senza necessariamente utilizzare come chiavi di lettura argomenti quali lo stile, il linguaggio e la forma. Gli strumenti di indagine utilizzati sono legati allo studio delle capacità espressive e relazionali del corpo umano e delle modalità d’uso dello spazio architettonico che, nello scorrere del tempo, l’uomo ha attivato o disattivato a seconda di esigenze specifiche e di forme sociali più o meno radicalizzate. I concetti intorno ai quali verte la ricerca sono caratteristiche qualitative dello spazio: apertura, chiusura, inclusività, esclusività, dinamismo, staticità, dilatazione, compressione, ecc…applicati alla teoria del corpo umano e parallelamente a quella della composizione architettonica. Se l’oggetto del Laboratorio è legato alle relazioni che si instaurano tra corpi e spazi, filtrate attraverso la chiave del progetto architettonico, gli obiettivi didattici a breve termine sono riassumibili in una serie di punti specifici: - definire il panorama contemporaneo all’interno del quale si colloca la disciplina della Progettazione Architettonica in relazione alla disciplina dell'Interior design e dell’Urban design. - definire i principali parametri disciplinari: Corpo Umano, Spazio, Composizione, Dimensione, Uso - stabilire una relazione chiara tra modelli culturali, forme di interpretazione e lettura del corpo umano con l’evoluzione della disciplina del progetto - fornire gli strumenti operativi primari finalizzati a compiere manipolazioni sulla materia degli oggetti architettonici. Questi strumenti sono assimilabili ad azioni primarie derivate dal mondo delle discipline artistiche e, nello specifico, delle arti plastiche: aggiungere, sottrarre, inserire, connettere, piegare, fendere, ecc... - arrivare al controllo di tecniche compositive e di rappresentazione che consentano di dare compiutezza ad esercizi progettuali via via più complessi, fino alla esecuzione in scale adeguate di alcune parti di essi. Il tema del Laboratorio è legato all’indagine dello spazio per le arti performative alla scala dell’architettura e a quella dello spazio urbano, attraverso la descrizione di casi studio che attraversano un arco temporale ampio, capaci di intrecciare gli ambiti del design, dell’allestimento di spazi urbani e dell’architettura. Il corso, ad una serie di lezioni che hanno come obiettivo la trasmissione degli strumenti per la progettazione di spazi per l’espressione artistica, dal teatro alla danza alla musica ecc…, ha associato tre esercitazioni progettuali, riguardanti la definizione di spazi performativi che rispondessero da un lato ad esigenze specifiche della messa in scena e dall’altro esprimessero la risoluzione di temi compositivi legati a concetti spaziali, come compressione, dilatazione, staticità, dinamicità, ecc... Per costruire queste prime esercitazioni, organizzate nel periodo Settembre-Dicembre, ci siamo avvalsi di diverse collaborazioni con realtà esterne al nostro Dipartimento, come Il Teatro della Tosse, la compagnia teatrale Balletto Civile guidata dalla coreografa Michela Lucenti, il Festival di musica elettronica Electropark e Info Mus Lab-Casa Paganini, che, sotto il coordinamento del Prof. Antonio Camurri, si colloca all’intersezione tra la ricerca scientifica sulle future tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e la ricerca artistica e umanistica sui nuovi media. Per ogni esercitazione è stato realizzato un kit minimo di informazioni e strumenti utilizzabili dagli studenti, sulla base dei quali si è sviluppato il lavoro di ognuno. Nello specifico gli esercizi proponevano i seguenti argomenti. Esercizio 00: Electropark. Location: Magazzini del Cotone, Porto Antico. Kit: n° 10 colonne bianche h. 500 cm. diametro 50 cm. n° 1 schermo bianco h.200 cm. lunghezza 20 m. n° 1 proiettore laser. A partire da questi materiali costruire uno spazio performativo che ospiti l’evento Electro Park Dj set e videoproiezioni degli artisti Evelina Domnitch e DmitryGelfand, che creano ambienti sensoriali immersivi mescolando fisica, chimica e computer science con pratiche filosofiche inusuali. Esercizio 01: Postacrd from Hollywood. Kit: n° 4 fotogrammi da un film. n° 4 immagini di un’architettura contemporanea. Forbici, colla. L’esercizio consiste nel produrre quattro cartoline (formato A5) che siano un fotomontaggio, collage, vista prospettica o assonometrica all’interno di un’architettura nota, combinata con una scena di un film. Le quattro cartoline devono essere associate alle seguenti emozioni: AMORE TENSIONE VIOLENZA AZIONE. Esercizio 02: Body performance variations. Location: Auditorium Casa Paganini. Kit: Bruce Nauman :Walk with Contrapposto, Bruce Nauman : Corridor Installation, Marina Abramovich: The Artist is Present. A partire da queste tre performance che esplorano le relazioni tra corpo umano, oggetti, confini e spazio, rielaborare gli elementi che definiscono tale reciprocità, variando forme, dimensioni, altezze, modalità di esplorazione e di relazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1044194
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