L’intervento, attraverso la selezione di un adeguato apparato iconografico, si propone di analizzare il mito del volo durante il Fascismo, inteso come eredità della Grande Guerra che il regime seppe abilmente sfruttare per tentare di forgiare i caratteri dell’italianità totalitaria, rappresentati dalla modernità e dai valori tecnici – ma anche morali – associati al volo. Partendo dalla narrazione mitopoietica delle imprese aviatorie di Gabriele d'Annunzio (in particolare il volo su Vienna dell'agosto 1918) e dalle imprese degli assi (Francesco Baracca su tutti), il regime fascistizzò l'aviazione, ridefinendo in parte l'immaginario popolare legato al volo. Con la creazione nel 1923 della Regia Aeronautica come arma indipendente dal Regio Esercito, al ricordo delle gesta eroiche e spericolate compiute dagli assi solitari durante il conflitto mondiale si affiancò, fino a sovrapporsi, l’epopea dell'aviazione fascista intesa come disciplinata attività collettiva, specchio delle doti di un'intera nazione. Le imprese aeronautiche di massa organizzate fra gli anni Venti e Trenta da Italo Balbo, a partire dalle crociere del Mediterraneo occidentale (1928) ed orientale (1929), si rivelarono efficacissimi strumenti di propaganda e di esportazione del Fascismo nel mondo e soprattutto le crociere atlantiche del 1931 (Italia-Brasile) e del 1933 (Italia-Stati Uniti) ebbero anche grande valore simbolico per le comunità italiane d'oltreoceano. La trasvolata atlantica del 1933, organizzata per celebrare il decennale della Regia Aeronautica, rappresentò l’apogeo dell’ “ala fascista”: favola longeva ed ingannevole di un Paese moderno e trionfante da cui gli italiani si sveglieranno bruscamente allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Favole alate: dal volo su Vienna all’epopea delle crociere atlantiche

Caffarena, Fabio
2020-01-01

Abstract

L’intervento, attraverso la selezione di un adeguato apparato iconografico, si propone di analizzare il mito del volo durante il Fascismo, inteso come eredità della Grande Guerra che il regime seppe abilmente sfruttare per tentare di forgiare i caratteri dell’italianità totalitaria, rappresentati dalla modernità e dai valori tecnici – ma anche morali – associati al volo. Partendo dalla narrazione mitopoietica delle imprese aviatorie di Gabriele d'Annunzio (in particolare il volo su Vienna dell'agosto 1918) e dalle imprese degli assi (Francesco Baracca su tutti), il regime fascistizzò l'aviazione, ridefinendo in parte l'immaginario popolare legato al volo. Con la creazione nel 1923 della Regia Aeronautica come arma indipendente dal Regio Esercito, al ricordo delle gesta eroiche e spericolate compiute dagli assi solitari durante il conflitto mondiale si affiancò, fino a sovrapporsi, l’epopea dell'aviazione fascista intesa come disciplinata attività collettiva, specchio delle doti di un'intera nazione. Le imprese aeronautiche di massa organizzate fra gli anni Venti e Trenta da Italo Balbo, a partire dalle crociere del Mediterraneo occidentale (1928) ed orientale (1929), si rivelarono efficacissimi strumenti di propaganda e di esportazione del Fascismo nel mondo e soprattutto le crociere atlantiche del 1931 (Italia-Brasile) e del 1933 (Italia-Stati Uniti) ebbero anche grande valore simbolico per le comunità italiane d'oltreoceano. La trasvolata atlantica del 1933, organizzata per celebrare il decennale della Regia Aeronautica, rappresentò l’apogeo dell’ “ala fascista”: favola longeva ed ingannevole di un Paese moderno e trionfante da cui gli italiani si sveglieranno bruscamente allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
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