Novi è il nome della nuova moneta di cui Mark Zuckerberg intende dichiararsi il padre, per realizzare il programma finanziario ed economico descritto ne “Libro Bianco”. Nella valutazione di un nuovo fenomeno, sono sempre bellissime, intense e ponderose le parole che Shakespeare fa dire alla sua Giulietta: “What’s in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet”. Una frase toccante, e non solo per la sua liricità, ma, soprattutto, perché colloca perfettamente l’ambito nel quale questo libro vuole inserirsi: l’esistere umano, nella sua dimensione antropologica, economico-finanziaria e giuridica. E per fare questo, è necessario ricordare che noi siamo le parole che utilizziamo, perché le parole sono fatti e veicolano i fatti. In questa ottica Novi non è semplicemente il nome di una moneta, ma è appunto uno sconvolgimento ulteriore, dopo l’attuale rivoluzione rappresentata da Blockchain. Aggiungiamo che si tratta di una rivoluzione culturale estremamente “pericolosa”. Rischia non soltanto di realizzare la mission, poi fallita, dell’euro, ma, addirittura, di superarla a livello mondiale, dando vita ad un cosmopolitismo che trova le sue basi in tutto quello di cui l’euro non disponeva. Sì, perché Novi, può rappresentare la convergenza di un’intera collettività, di un preciso momento storico, verso l’utilizzo di strumenti tecnologici conosciuti e fidelizzati a livello pressoché globale. Infatti, Novi trova il suo presupposto esistenziale ed antropologico in qualcosa di ben preciso che si è verificato sul piano della socialità. Dapprima si sono affermate la nascita, la conoscenza, l’utilizzo dello strumento Facebook, e successivamente si è propagata la condivisione non solo di questo social come mezzo tecnologico, ma anche della sua funzione intrinseca, quella di porre in collegamento tra loro milioni di persone nel mondo. Milioni di persone che, a prescindere dalle diversità antropologico-etniche, economiche, linguistiche, religiose, sessuali e giuridiche utilizzano lo stesso linguaggio tecnologico, per allargare i confini territoriali in cui vivono. In buona sostanza, Novi può contare sui consolidati metodi ed effetti espansivi di Facebook: la totale comunanza sociale di un metodo e di un fine. Abbiamo presenti le critiche che il mondo finanziario, specialmente bancario, sta muovendo a questa nuova moneta. Esse mettono in discussione (a livello individuale, perché assurga a paura collettiva) ciò che Alessandro Bertirotti definisce quota di sicurezza esistenziale, con il malcelato scopo di minare la nostra naturale spinta al nuovo indotta dalla quota di insicurezza esistenziale. Tutte critiche e paure che, dal loro punto di vista, hanno una intima ragion d’essere, e che consiste nel mantenere il primato del sistema finanziario attualmente esistente, sia per uno scopo egoistico (definibile “di casta”), sia per scongiurare eventuali ed inevitabili derive negative dell’uso di una moneta come Novi. D’altro canto, come insegna Sant’Agostino, il “male” non esiste; esiste solo il bene ed è per questo motivo che il “male” si identifica nella privazione del bene come assenza di perfezione. Un bene che l’uomo può non scegliere nella sua esistenza, esercitando il libero arbitrio in maniera non orientata alla pienezza del bene. Tuttavia, anche a voler ammettere una parziale fondatezza ed una parziale buona fede delle critiche in questione, rimane la valenza storica di Novi, come reflusso di quelle istanze cosmopolite già appartenute al periodo greco, a quello alessandrino ed imperiale romano. Come scrisse il sommo Giuseppe Verdi all’amico Francesco Florimo il 5 gennaio 1871: “Tornate all’antico e sarà già un progresso”.
La moneta. Alcuni aspetti antropologici e mentali
alessandro bertirotti
2020-01-01
Abstract
Novi è il nome della nuova moneta di cui Mark Zuckerberg intende dichiararsi il padre, per realizzare il programma finanziario ed economico descritto ne “Libro Bianco”. Nella valutazione di un nuovo fenomeno, sono sempre bellissime, intense e ponderose le parole che Shakespeare fa dire alla sua Giulietta: “What’s in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet”. Una frase toccante, e non solo per la sua liricità, ma, soprattutto, perché colloca perfettamente l’ambito nel quale questo libro vuole inserirsi: l’esistere umano, nella sua dimensione antropologica, economico-finanziaria e giuridica. E per fare questo, è necessario ricordare che noi siamo le parole che utilizziamo, perché le parole sono fatti e veicolano i fatti. In questa ottica Novi non è semplicemente il nome di una moneta, ma è appunto uno sconvolgimento ulteriore, dopo l’attuale rivoluzione rappresentata da Blockchain. Aggiungiamo che si tratta di una rivoluzione culturale estremamente “pericolosa”. Rischia non soltanto di realizzare la mission, poi fallita, dell’euro, ma, addirittura, di superarla a livello mondiale, dando vita ad un cosmopolitismo che trova le sue basi in tutto quello di cui l’euro non disponeva. Sì, perché Novi, può rappresentare la convergenza di un’intera collettività, di un preciso momento storico, verso l’utilizzo di strumenti tecnologici conosciuti e fidelizzati a livello pressoché globale. Infatti, Novi trova il suo presupposto esistenziale ed antropologico in qualcosa di ben preciso che si è verificato sul piano della socialità. Dapprima si sono affermate la nascita, la conoscenza, l’utilizzo dello strumento Facebook, e successivamente si è propagata la condivisione non solo di questo social come mezzo tecnologico, ma anche della sua funzione intrinseca, quella di porre in collegamento tra loro milioni di persone nel mondo. Milioni di persone che, a prescindere dalle diversità antropologico-etniche, economiche, linguistiche, religiose, sessuali e giuridiche utilizzano lo stesso linguaggio tecnologico, per allargare i confini territoriali in cui vivono. In buona sostanza, Novi può contare sui consolidati metodi ed effetti espansivi di Facebook: la totale comunanza sociale di un metodo e di un fine. Abbiamo presenti le critiche che il mondo finanziario, specialmente bancario, sta muovendo a questa nuova moneta. Esse mettono in discussione (a livello individuale, perché assurga a paura collettiva) ciò che Alessandro Bertirotti definisce quota di sicurezza esistenziale, con il malcelato scopo di minare la nostra naturale spinta al nuovo indotta dalla quota di insicurezza esistenziale. Tutte critiche e paure che, dal loro punto di vista, hanno una intima ragion d’essere, e che consiste nel mantenere il primato del sistema finanziario attualmente esistente, sia per uno scopo egoistico (definibile “di casta”), sia per scongiurare eventuali ed inevitabili derive negative dell’uso di una moneta come Novi. D’altro canto, come insegna Sant’Agostino, il “male” non esiste; esiste solo il bene ed è per questo motivo che il “male” si identifica nella privazione del bene come assenza di perfezione. Un bene che l’uomo può non scegliere nella sua esistenza, esercitando il libero arbitrio in maniera non orientata alla pienezza del bene. Tuttavia, anche a voler ammettere una parziale fondatezza ed una parziale buona fede delle critiche in questione, rimane la valenza storica di Novi, come reflusso di quelle istanze cosmopolite già appartenute al periodo greco, a quello alessandrino ed imperiale romano. Come scrisse il sommo Giuseppe Verdi all’amico Francesco Florimo il 5 gennaio 1871: “Tornate all’antico e sarà già un progresso”.File | Dimensione | Formato | |
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